giovedì 28 febbraio 2013

Il Comitato Provinciale dell'Anpi di Rieti ed il Gruppo Libertario Popolo 33 organizzano per il 14 marzo un convegno incentrato sulla figura storica di Argo Secondari, anarchico, tra i più valorosi militanti degli "Arditi del Popolo".
Il convegno previsto per le 17 sarà preceduto da un omaggio alla tomba di Secondari presso il cimitero di Rieti.
Interverranno Valerio Gentili, autore del libro "La legione romana degli arditi del popolo"; Roberto Lorenzetti, direttore dell'Archivio di Stato ;Pasquale Grella, studioso del movimento operaio e Renzo Ricci,Presidente dell'Anpi provinciale di Rieti, partigiano della Brigata "D'Ercole Stalin".
Programma

Ore 15.00 Cimitero di Rieti
Omaggio alla tomba di Argo Secondari e deposizione della Corona.

Ore 17.00 Sala conferenze dell'Archivio di Stato di Rieti Viale Canali 7
Convegno dal tema: "Argo Secondari e gli Arditi del Popolo"
Interverranno
Valerio Gentili
Autore del libro "La legione romana degli arditi del popolo"
Roberto Lorenzetti
Direttore dell'Archivio di Stato
Pasquale Grella
Studioso del movimento operaio
Renzo Ricci
Presidente dell'ANPI provinciale di Rieti, Partigioano della Brigata "D'Ercole Stalin"

 Argo Secondari

Argo Secondari nasce a Roma il 12 Settembre 1895. Di estrazione sociale borghese è il quinto di sette figli. Dopo la prematura morte della madre, sebbene giovanissimo, viene fatto imbarcare come mozzo in una nave in partenza per il Sud America, dove, fatte perdere le proprie tracce, vive di espedienti. Tra le varie professioni esercita anche quella di pugile ed entra in contatto con i circoli sovversivi dell’emigrazione italiana. E’ sicuramente questa scuola di vita che forgia il suo carattere barricadero, generoso e ribelle e che, allo scoppio del conflitto mondiale, lo conduce, al pari di molti sindacalisti rivoluzionari a fare ritorno in Italia per arruolarsi -assieme ai fratelli- nella guerra contro gli imperi centrali.
Partito come soldato semplice, durante il conflitto mondiale, raggiunge il grado di tenente del battaglione Studenti degli Arditi. Decorato con tre medaglie -due di bronzo e una di argento- al valor militare, nel dopoguerra è uno dei fondatori dell’Associazione tra gli Arditi.
Nel luglio 1919 pianifica, di concerto con elementi anarchici e repubblicani, un tentativo insurrezionale che dal Forte di Pietralata si sarebbe dovuto estendere ai quartieri popolari della capitale.
Ma il piano fallisce e i congiurati arrestati. S. riesce a sfuggire alla cattura e dopo un breve periodo di latitanza sui monti vicino Bevagna viene arrestato mentre cerca di espatriare in Svizzera. Grazie ad un’amnistia, torna libero nel marzo del ‘20. Due mesi dopo, in maggio, è il principale promotore, in seno alla sezione romana dell’Ass. Arditi, dell’espulsione dal direttivo degli Arditi legati alle correnti politiche d’ordine e reazionarie (fascisti e nazionalisti).
A più riprese S. cerca di far scendere in piazza gli Arditi romani al fianco dei lavoratori in occasione delle agitazioni del “Biennio rosso” ma nel complesso i suoi tentativi falliscono. S. si dimette da ogni carica direttiva. La sua figura riemerge prepotente dalle ceneri dell’arditismo l’anno successivo, nel pieno dilagare dello squadrismo fascista. E’ infatti S. che, di concerto con gli Arditi Piccioni e Baldazzi -legati ad un’altra associazione la “Fratellanza tra gli Arditi d’Italia”- e l’anarchico interventista Attilio Paolinelli- fonda, negli ultimi giorni del Giugno 1921, gli Arditi del Popolo:la prima milizia paramilitare della classe operaia
Estromesso, nell’ottobre dello stesso anno, dall’associazione da lui stesso fondata, a causa dei dissidi con l’ala dell’organizzazione legata ai partiti e alla politica, S. cerca, senza riuscirvi, di raccogliere nuove forze attorno ad un nuovo progetto di milizia antifascista.
Nell’ottobre del ‘22, nei giorni della marcia su Roma, S. viene aggredito sotto casa da una squadraccia di fascisti, tutti armati di bastone. Nella lotta furibonda egli, coraggioso ma solo, viene più volte colpito alla testa da violente bastonate. Dall’aggressione non si riprenderà più. Trasferitosi col fretello a Camerino, nel 1924 viene internato dalle autorità fasciste nel locale manicomio criminale. Traferito, in seguito, in quello di Montefiascone e, definitivamente, in quello di Rieti. Sepolto dalla vendetta dello stato fascista tra le mura del sanatorio della cittadina laziale, S. trova la morte, dopo 17 anni di internamento coatto, il 14 marzo 1942.