Il Comitato Provinciale dell'Anpi di Rieti ed il Gruppo Libertario
Popolo 33 organizzano per il 14 marzo un convegno incentrato sulla
figura storica di Argo Secondari, anarchico, tra i più valorosi
militanti degli "Arditi del Popolo".
Il convegno previsto per le 17 sarà preceduto da un omaggio alla tomba di Secondari presso il cimitero di Rieti.
Interverranno Valerio Gentili, autore del libro "La legione romana degli
arditi del popolo"; Roberto Lorenzetti, direttore dell'Archivio di
Stato ;Pasquale Grella, studioso del movimento operaio e Renzo
Ricci,Presidente dell'Anpi provinciale di Rieti, partigiano della
Brigata "D'Ercole Stalin".
Programma
Ore 15.00 Cimitero di Rieti
Omaggio alla tomba di Argo Secondari e deposizione della Corona.
Ore 17.00 Sala conferenze dell'Archivio di Stato di Rieti Viale Canali 7
Convegno dal tema: "Argo Secondari e gli Arditi del Popolo"
Interverranno
Valerio Gentili
Autore del libro "La legione romana degli arditi del popolo"
Roberto Lorenzetti
Direttore dell'Archivio di Stato
Pasquale Grella
Studioso del movimento operaio
Renzo Ricci
Presidente dell'ANPI provinciale di Rieti, Partigioano della Brigata "D'Ercole Stalin"
Argo Secondari
Argo Secondari nasce a Roma il 12 Settembre 1895. Di estrazione
sociale borghese è il quinto di sette figli. Dopo la prematura morte
della madre, sebbene giovanissimo, viene fatto imbarcare come mozzo in
una nave in partenza per il Sud America, dove, fatte perdere le proprie
tracce, vive di espedienti. Tra le varie professioni esercita anche
quella di pugile ed entra in contatto con i circoli sovversivi
dell’emigrazione italiana. E’ sicuramente questa scuola di vita che
forgia il suo carattere barricadero, generoso e ribelle e che, allo
scoppio del conflitto mondiale, lo conduce, al pari di molti
sindacalisti rivoluzionari a fare ritorno in Italia per arruolarsi
-assieme ai fratelli- nella guerra contro gli imperi centrali.
Partito come soldato semplice, durante il
conflitto mondiale, raggiunge il grado di tenente del battaglione
Studenti degli Arditi. Decorato con tre medaglie -due di bronzo e una di
argento- al valor militare, nel dopoguerra è uno dei fondatori
dell’Associazione tra gli Arditi.
Nel luglio 1919 pianifica, di concerto con elementi anarchici e
repubblicani, un tentativo insurrezionale che dal Forte di Pietralata si
sarebbe dovuto estendere ai quartieri popolari della capitale.
Ma il piano fallisce e i congiurati arrestati. S. riesce a sfuggire alla
cattura e dopo un breve periodo di latitanza sui monti vicino Bevagna
viene arrestato mentre cerca di espatriare in Svizzera. Grazie ad
un’amnistia, torna libero nel marzo del ‘20. Due mesi dopo, in maggio, è
il principale promotore, in seno alla sezione romana dell’Ass. Arditi,
dell’espulsione dal direttivo degli Arditi legati alle correnti
politiche d’ordine e reazionarie (fascisti e nazionalisti).
A più riprese S. cerca di far scendere in piazza gli Arditi romani al
fianco dei lavoratori in occasione delle agitazioni del “Biennio rosso”
ma nel complesso i suoi tentativi falliscono. S. si dimette da ogni
carica direttiva. La sua figura riemerge prepotente dalle ceneri
dell’arditismo l’anno successivo, nel pieno dilagare dello squadrismo
fascista. E’ infatti S. che, di concerto con gli Arditi Piccioni e
Baldazzi -legati ad un’altra associazione la “Fratellanza tra gli Arditi
d’Italia”- e l’anarchico interventista Attilio Paolinelli- fonda, negli
ultimi giorni del Giugno 1921, gli Arditi del Popolo:la prima milizia
paramilitare della classe operaia
Estromesso, nell’ottobre dello stesso anno, dall’associazione da lui
stesso fondata, a causa dei dissidi con l’ala dell’organizzazione legata
ai partiti e alla politica, S. cerca, senza riuscirvi, di raccogliere
nuove forze attorno ad un nuovo progetto di milizia antifascista.
Nell’ottobre del ‘22, nei giorni della marcia su Roma, S. viene
aggredito sotto casa da una squadraccia di fascisti, tutti armati di
bastone. Nella lotta furibonda egli, coraggioso ma solo, viene più volte
colpito alla testa da violente bastonate. Dall’aggressione non si
riprenderà più. Trasferitosi col fretello a Camerino, nel 1924 viene
internato dalle autorità fasciste nel locale manicomio criminale.
Traferito, in seguito, in quello di Montefiascone e, definitivamente,
in quello di Rieti. Sepolto dalla vendetta dello stato fascista tra le
mura del sanatorio della cittadina laziale, S. trova la morte, dopo 17
anni di internamento coatto, il 14 marzo 1942.
Spero che questo è stato un grande successo
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